giovedì 28 febbraio 2013

La S-Volta multietnica


Nel nostro istituto si parlano ben 18 lingue, anzi 19, di Filippo Musti II D
Dal Bengala agli Stati Uniti. Gli studenti del Volta provengono da tutto il mondo! Sono 18, senza contare gli italiani, le nazionalità presenti, considerando anche allievi nati in Italia ma con genitori di origini straniere. Nello specifico: Argentina, Bengala, Bolivia, Brasile, Cina, Ecuador, Egitto, Filippine, Iran, Marocco, Moldavia, Perù, Romania, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Tunisia e Ucraina.
Sui 944 studenti della scuola, 89 sono stranieri, il 9,4 per cento.
Una cospicua maggioranza relativa, italiani a parte, è rappresentata da rumeni (36) e marocchini (12).
Come si trovano questi studenti nella scuola? Si sono integrati normalmente? I contrasti linguistici-culturali rappresentano per loro ostacoli sotto il profilo relazionale? Pare di no.
Ammr Mohamed (2Ds) è nato in Italia, ma i genitori sono di origine egiziana. Dice: “La lingua per me non è un problema; parlo italiano persino con gli altri studenti egiziani che conosco. Uso la mia lingua madre solo se capita di dover dire una parola che non conosco. Non ho nessuna difficoltà nel socializzare”. Tutto bene? Pare di no. Precisa: “C'è ancora chi parla di razzismo”.
Cambiamo continente e andiamo nel lontanissimo Bangladesh. Da lì arriva Nisat Sikhtar (3D). Lei è in Italia da quando aveva 5 anni. Ora fa terza ma ha ancora qualche difficoltà seppur minima nel parlare l'italiano. “Il linguaggio – spiega - per me non ha mai rappresentato un problema nel socializzare e mi sento perfettamente integrata”.
James Passalacqua (3D), statunitense ma di origini italiane, ha scelto di passare un anno di studio da noi per scoprire la nostra cultura ed imparare la lingua.
Dunque un approccio diverso. Difatti spiega: “Per me la lingua è un vero ostacolo durante lo svolgimento delle lezioni, ma non mi ha di certo impedito di farmi degli 
amici, mi trovo bene nella mia classe ed ho fatto conoscenza con numerosi studenti di altre sezioni”. Ed i compagni cosa ne pensano di lui?
Per loro James è un vero valore aggiunto; infatti, sebbene si sforzi il più possibile di parlare in italiano, con lui è molto più facile dialogare in inglese, un esercizio molto più fruttuoso dello studio sui libri. E la professoressa di inglese Rossella Bernascone, che lo ha come allievo in una sua classe, è tutt’altro che critica sulla sua presenza: “James ha aiutato nell'utilizzo dell'inglese in tutte le classi in cui è stato. E' un supporto linguistico non solo per i compagni ma anche per noi docenti; mi capita spesso di consultarlo per ricevere conferme ma soprattutto per capire le differenze fra inglese-britannico ed inglese- americano”.
Ma James è una mosca bianca, rispetto al più complesso quadro relativo alla presenza di nuovi italiani nelle nostre scuole. Rossella Bernascone dissente da chi pensa che la loro presenza rallenti la velocità di insegnamento e di ricezione da parte degli allievi: “Avere in aula alunni di varie nazionalità non rallenta i programmi né ostacola l'apprendimento degli altri allievi. Insegno in una classe con diversi stranieri di cui uno non conosce minimamente la nostra lingua ma non ho nessuna difficoltà

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