giovedì 25 aprile 2013

Il treno della memoria: nove studenti che non scorderanno

di Miriam Camillò, II D

Come ogni anno nel mese di aprile il “Treno della Memoria” ha portato studenti italiani a visitare i campi di concentramento nazisti. In particolare Auschwitz e Birkenau. Dal Volta sono partiti in nove. Accompagnati dalla professoressa Andreina Pruneddu.
Professoressa: perché la scuola ha deciso di seguire questo progetto?
E' un dovere morale. Serve a insegnare ai giovani a ricordare; perché la memoria è qualcosa di fragile che va continuamente riaffermato”.
E' la prima volta che porta dei ragazzi sul “Treno”?
No, l'avevo già fatto nel 2008”.
Come giudica questa esperienza?
In modo molto positivo. Questa volta era anche organizzato meglio”.
Può spiegare in cosa consiste il “Treno della Memoria” ?
E' un progetto per giovani studenti. Consiste nel recarsi alla visita di Auschwitz e Birkenau e da quest'anno anche del quartiere ebraico e del ghetto di Cracovia, con annessa la visita alla famosa fabbrica di Schindler. Si svolgono inoltre attività e discussioni e lavori con gli educatori. Naturalmente ci sono anche momenti di svago per stare insieme. L' unico neo: siamo sistemati in uno scomodo ostello”.
Pensa che questa esperienza colpisca veramente i giovani?
Sicuramente colpisce chi è preparato e sensibile. Nel 2008 ebbi una esperienza negativa: trovai alunni di un istituto professionale con un atteggiamento molto scorretto: cicche di sigarette sui pavimenti dei lager, uso di droghe e alcolici”.
Ritiene che anche gli adulti possano essere colpiti da questa esperienza?
Sì. Una mia collega si è sentita male”.
Quest'anno ci sono stati dei cambiamenti su certi aspetti del progetto, come ad esempio il viaggio in pullman e non in treno (molti professori si sono rifiutati di accompagnare i ragazzi a causa della scomodità del mezzo). Perché questi cambiamenti?“Le solite ragioni economiche. Si è anche rischiato di non riuscire ad attivare il progetto”.
Ecco ora l'esperienza vissuta da uno studente. E' Giorgia Bramardi, classe IV C.
Perché hai deciso di fare questa esperienza?
Ne ho sentito parlare dai ragazzi che l'hanno fatto l'anno scorso e mi ha colpito per come la descrivevano: i loro occhi brillavano. Si capiva che erano tornati soddisfatti e con una nuova consapevolezza. C'era una scritta: chi non conosce la storia è destinato a riviverla. Andare, significava essere testimoni di quello che molti ancora negano”.
Come giudichi quel che hai vissuto?
In modo molto positivo. Tra le cose che mi sono piaciute di più c'è il confronto tra noi compagni. Abbiamo parlato soprattutto della zona grigia, cioè chi sapeva e non ha fatto nulla. Abbiamo attualizzato il discorso collegandolo al razzismo”.
Ripeteresti il viaggio?
Sì, è una cosa che rifarei, ma non l'anno prossimo. Aspetterei qualche anno, perché credo che se ci tornassi subito non proverei niente di nuovo. Invece, con un diverso livello di maturità, penso che troverei qualcosa di più e farei un'esperienza più ricca. È una cosa che consiglio, ma solo a chi è veramente interessato. Non è una gita, è un modo diverso di fare scuola”.
Secondo te perché la scuola ha deciso che solo dal quarto anno si può partecipare a questo progetto?
Innanzi tutto, la nostra scuola è una delle poche che offre questa possibilità anche alle quarte. Nella maggior parte delle scuole possono partecipare solo gli studenti dell'ultimo anno. Io personalmente credo che l'anno scorso non mi sarei interessata al progetto. Credo che il programma di storia aiuti”.
Una curiosità: perché non si potevano fare foto?
Come ci hanno detto nella sala dei capelli, è una questione di rispetto. Non eravamo lì per fare i turisti, ma stavamo entrando nella storia. Per farci capire questo messaggio ci hanno fatto scegliere uno dei deportati per rivivere tutto con lui. Alla fine abbiamo detto il suo nome e la frase io ti ricordo”. 

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