giovedì 25 aprile 2013

Intervista alla Preside

di Simone Moglio, III B

Ci racconti la sua vita professionale.
Dopo la laurea, ho insegnato in diverse scuole; finché non mi sono fermata, per più di vent'anni, all'istituto Professionale Bosso, dove insegnavo matematica e ho iniziato a collaborare con la presidenza, diventando vicaria. Prima di arrivare al Volta sono stata Preside all'8 marzo di Settimo”.
Preferisce insegnare o fare la preside?
Quando ho smesso di insegnare mi è dispiaciuto un po'. Continuo a interessarmi della didattica della matematica, ma è diverso dallo stare in classe”.
E' già passato un anno: come si trova?
Bene: i ragazzi hanno interessi, atteggiamenti costruttivi, senso di responsabilità. Il corpo docenti è ottimo; ho trovato collaborazione con tutto il personale”.
In che condizioni ha trovato il Volta?
Perfettamente organizzato. Funzione benissimo, collaudato da anni”.
Che propositi aveva? Li ha realizzati?
Sono stati realizzati molti progetti; ricordando l’esperienza di docente sono interessata alle Olimpiadi e agli Stage di matematica. Quest'anno abbiamo partecipato per la prima volta alle Olimpiadi della Fisica ed è stata realizzata, la Scuola di Fisica, attuata in collaborazione con l'Università di Torino per le classi quinte”.
Ha un sogno nel cassetto?
Mi sarebbe piaciuto trovare una succursale: abbiamo ricevuto molte richieste di iscrizione, per via della particolare attenzione dei docenti nei confronti degli allievi”.
Il prossimo anno ci saranno ancora tante prime?
Abbiamo rifiutato 44 iscrizioni, avevamo raggiunto il limite massimo. Avremo 10 prime da 27 persone. Il problema sarà accogliere i nostri ripetenti”.
Entrano 10 prime, escono 5 quinte. Mancano 5 aule…
Le terze devono avere almeno 27 allievi. Ci saranno accorpamenti, recupereremo qualche aula. E poi ricorreremo alla mobilità. Tutte le classi tranne due o tre quinte, che hanno pochi studenti, avranno un’aula preferenziale, mentre le quinte scelte ne avranno ogni giorno una diversa, a seconda di chi sarà in palestra”.
Perché non si è partecipato alla marcia nazionale di Libera a Firenze?
“Gli studenti non avevano un progetto, né un docente disponibile ad accompagnarli. Anche Libera ha creato difficoltà. Ci siamo scoperti impotenti: è obbligatorio trovare un docente volontario disposto a prendersi la responsabilità”.
Cosa pensa dell'occupazione di dicembre?
Siete stati (quasi) ordinati. Si sono lamentati i vicini, per la discoteca che ha proseguito oltre le 22. Il giorno dopo sono venuti a dirmi che non avevano chiamato i Carabinieri, ma che potevano farlo”.
E della cogestione di marzo?
“E’ stata gestita davvero molto bene, anche se capitata in un periodo molto difficile, in cui si tirano le fila della preparazione scolastica. Mi preoccupo non dei monte ore annuali , ma dei problemi sui risultati scolastici: i recenti Consigli di classe hanno inviato alle famiglie una media di 10 lettere per classe, per materie insufficienti”.
Ha dei progetti per l'anno prossimo?
“Prima di pensare a progetti occorre pensare ai finanziamenti”.Gli alunni potranno fare proposte?
Sì, purché ci sia un professore a sostenerle. Verso maggio-giugno il Collegio dei Docenti esaminerà le proposte per il POF 2013/14”.
Come sono cambiati gli studenti?
Quando ero studentessa al Galfer era naturale studiare 4-5 ore al giorno. Ora, vedo ragazzi che riescono a studiare solo 2 ore al giorno. E' giusto avere anche altri interessi, però trovo che i nuovi alunni di prima facciano ogni anno più fatica per mancanza di metodo di studio”.
Un tempo, a 20 anni, si pensava già a un futuro stabile, a un lavoro definitivo, che adesso si vede verso i 30 anni. Si è spostato anche il grado di maturità?
Trovo i giovani più indifesi, in molti casi più infantili. Forse le famiglie li difendono e proteggono troppo. Alcuni sono molto ansiosi e quasi terrorizzati dalla scuola”.
E gli insegnanti sono cambiati?
Senz'altro, soprattutto nella relazione con gli studenti. Un tempo erano molto più distaccati e rispettati”.
Parliamo infine della classifica delle scuole delle Fondazione Agnelli. Il Volta nel 2012 era al posto numero 108. Cosa si augura per il futuro?
Un miglioramento. La Fondazione Agnelli fornisce alle scuole dei dati, che dovrebbero costituire spunti di riflessione. L’opera della Fondazione è utile, perché è l'unico ente che riesce a seguire gli alunni dopo l'uscita dalle scuole, andando a vedere i loro risultati nelle università. La classifica non mi piace, ma è interessante. Sono anche favorevole alle prove INVALSI, che non sono valutazioni dei docenti, ma sulla capacità degli alunni di applicare quello che viene loro insegnato”.

Il treno della memoria: nove studenti che non scorderanno

di Miriam Camillò, II D

Come ogni anno nel mese di aprile il “Treno della Memoria” ha portato studenti italiani a visitare i campi di concentramento nazisti. In particolare Auschwitz e Birkenau. Dal Volta sono partiti in nove. Accompagnati dalla professoressa Andreina Pruneddu.
Professoressa: perché la scuola ha deciso di seguire questo progetto?
E' un dovere morale. Serve a insegnare ai giovani a ricordare; perché la memoria è qualcosa di fragile che va continuamente riaffermato”.
E' la prima volta che porta dei ragazzi sul “Treno”?
No, l'avevo già fatto nel 2008”.
Come giudica questa esperienza?
In modo molto positivo. Questa volta era anche organizzato meglio”.
Può spiegare in cosa consiste il “Treno della Memoria” ?
E' un progetto per giovani studenti. Consiste nel recarsi alla visita di Auschwitz e Birkenau e da quest'anno anche del quartiere ebraico e del ghetto di Cracovia, con annessa la visita alla famosa fabbrica di Schindler. Si svolgono inoltre attività e discussioni e lavori con gli educatori. Naturalmente ci sono anche momenti di svago per stare insieme. L' unico neo: siamo sistemati in uno scomodo ostello”.
Pensa che questa esperienza colpisca veramente i giovani?
Sicuramente colpisce chi è preparato e sensibile. Nel 2008 ebbi una esperienza negativa: trovai alunni di un istituto professionale con un atteggiamento molto scorretto: cicche di sigarette sui pavimenti dei lager, uso di droghe e alcolici”.
Ritiene che anche gli adulti possano essere colpiti da questa esperienza?
Sì. Una mia collega si è sentita male”.
Quest'anno ci sono stati dei cambiamenti su certi aspetti del progetto, come ad esempio il viaggio in pullman e non in treno (molti professori si sono rifiutati di accompagnare i ragazzi a causa della scomodità del mezzo). Perché questi cambiamenti?“Le solite ragioni economiche. Si è anche rischiato di non riuscire ad attivare il progetto”.
Ecco ora l'esperienza vissuta da uno studente. E' Giorgia Bramardi, classe IV C.
Perché hai deciso di fare questa esperienza?
Ne ho sentito parlare dai ragazzi che l'hanno fatto l'anno scorso e mi ha colpito per come la descrivevano: i loro occhi brillavano. Si capiva che erano tornati soddisfatti e con una nuova consapevolezza. C'era una scritta: chi non conosce la storia è destinato a riviverla. Andare, significava essere testimoni di quello che molti ancora negano”.
Come giudichi quel che hai vissuto?
In modo molto positivo. Tra le cose che mi sono piaciute di più c'è il confronto tra noi compagni. Abbiamo parlato soprattutto della zona grigia, cioè chi sapeva e non ha fatto nulla. Abbiamo attualizzato il discorso collegandolo al razzismo”.
Ripeteresti il viaggio?
Sì, è una cosa che rifarei, ma non l'anno prossimo. Aspetterei qualche anno, perché credo che se ci tornassi subito non proverei niente di nuovo. Invece, con un diverso livello di maturità, penso che troverei qualcosa di più e farei un'esperienza più ricca. È una cosa che consiglio, ma solo a chi è veramente interessato. Non è una gita, è un modo diverso di fare scuola”.
Secondo te perché la scuola ha deciso che solo dal quarto anno si può partecipare a questo progetto?
Innanzi tutto, la nostra scuola è una delle poche che offre questa possibilità anche alle quarte. Nella maggior parte delle scuole possono partecipare solo gli studenti dell'ultimo anno. Io personalmente credo che l'anno scorso non mi sarei interessata al progetto. Credo che il programma di storia aiuti”.
Una curiosità: perché non si potevano fare foto?
Come ci hanno detto nella sala dei capelli, è una questione di rispetto. Non eravamo lì per fare i turisti, ma stavamo entrando nella storia. Per farci capire questo messaggio ci hanno fatto scegliere uno dei deportati per rivivere tutto con lui. Alla fine abbiamo detto il suo nome e la frase io ti ricordo”. 

Maxi sondaggio: abbasso latino, w scienze

di Martina Ravizza, III F
La maggioranza degli studenti del Volta vuole andare all’università, ma ogni giorno studia, tra le due e le tre ore e ogni anno legge al massimo sette libri. Questo è quello che emerge dal questionario anonimo cui tutta la scuola è stata chiamata a rispondere. Dalle domande più banali a quelle più ricercate: scuola, tempo libero e attualità. Quasi 900 persone sono un grosso campione; totale se si pensa alla realtà del Volta.
Il 77% ha intenzione di iscriversi all’Università appena finita la scuola, solo il 3% vuole andare a lavorare. E’ un risultato abbastanza ovvio per un liceo scientifico che non dà molti sbocchi sul mondo del lavoro: e il 20 per cento degli incerti speriamo sia tra chi è ancora lontano dalla maturità. Avrà tempo per capire.
E la politica? Il 39% non ha alcun interesse in materia. Tanti.
Dario Molino si spiega così le risposte: “I dati rispecchiano l'attuale politica, i conti tornano abbastanza. Sono ammirato che ci siano così tante persone che dichiarano apertamente di essere di destra: ai miei tempi non ne avrebbero avuto il coraggio”.
Per il resto i risultati sono abbastanza prevedibili, anche se in qualche caso contradditori.
Si legge poco. Dice
Anna Dell’Aglio: “Il risultato dipende anche da cosa hanno inteso gli studenti con libri scolastici. Magari non si sono considerati tipi di lettura diverse come fumetti di una certa difficoltà, che andrebbero considerati libri”.
Secondo il sondaggio il 63% delle persone legge solo tra uno a sei libri in un anno, perciò è da escludere la possibilità che nel tempo libero si legga; molti vanno al cinema (il 67% una, due volte al mese), praticamente nessuno visita mostre o musei (il 66% non ci va neanche una volta al mese) e pochissime vanno a concerti o in discoteche (solo il 6% ci va quattro volte al mese). Poveri musei, con Torino così ricca! “Non mi stupisce un numero così alto di non interessati – dice Piero Foglia -, purtroppo è la realtà. Mi rendo conto che a quell'età magari non c'è il tempo o la voglia di farlo”.
Passiamo ad altre realtà che sono molto dibattute a livello giovanile. Non fuma il 78% degli studenti e il 24% ha provato sostanze stupefacenti. Questi dati ci fanno vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
Sono vizi costosi: scopriamo che quasi la metà di noi ha in tasca per spese da non giustificare circa 20 euro; e poco più della metà di noi ne spende 10 per il cellulare.
Continuiamo con le frivolezze su Facebook la stragrande maggioranza (78%) ha un account . Stiamo poco davanti al televisore (il 54% solo un’ora) e il canale più guardato è Italia 1 (29%) insieme a MTV (22%). C’è più dispersione sulle radio, dove la preferenza maggiore va su quelle che non sono state citate nelle possibilità (34%). Dei grandi network invece è prima RTL 102,5 (17%) seguita da DeeJay.
Inquieta il nostro insegnante di giornalismo
Giancarlo Emanuel, un dato: il 40% di noi non ha giornali in casa. Infine una nota che farà arrabbiare qualcuno: il Volta è un liceo bianconero! Il 45% tifa infatti per Buffon e soci.
Torniamo alla scuola. C’era da aspettarselo, la materia più odiata è il latino. Ritornando alla scuola, la materia che statisticamente è la più odiata è latino (25%) seguito da matematica. “Non sono sorpreso – ammette Luca Fracon -, è quasi fisiologico. Il fastidio che molti alunni hanno per questa materia è tradizione. Forse bisogna intervenire sulla didattica, trovare metodi più efficaci., alcune classi di terza, seconda e prima non studiano il latino e fanno invece più ore di materie scientifiche”.
Chi invece può essere contento è
Ignazio Monteleone. Scienze è infatti la materia che più studenti ritiene gli servirà in futuro. Commenta: “Sicuramente le materie scientifiche sono gli attrezzi del futuro per i ragazzi. Ambiti come le biotecnologie e le nanotecnologie sono molto ben viste. E' bene che sia così in un liceo scientifico”.

Selezioni d'accesso

di Ernesto Gribaudo, III D
Recentemente si è ipotizzata una selezione di accesso agli istituti delle scuole superiori. La discussione che si è sviluppata parte da un dato di fatto: il rilevante aumento di iscritti ai licei scientifici. Il dilemma si pone tra il diritto allo studio per tutti gli studenti e le difficoltà oggettive di accogliere un così grande numero di candidati. Anche il liceo Volta ha valutato questa soluzione e l’opinione predominante è stata favorevole all’introduzione delle selezioni d’accesso che prendono in considerazione la presenza di fratelli o sorelle già iscritti all'istituto, la zona di appartenenza dello studente e le votazioni della pagella di seconda media. “Ho scelto il Volta perchè era comodo rispetto alla mia abitazione e poi me ne avevano parlato bene” spiega Gabriele di IAs. “Del Volta, oltre alla comodità – spiega Bianca, IIB – mi ha colpito l'organizzazione”. Il problema della eccessiva popolazione di studenti è probabilmente determinato da una migrazione importante dagli istituti tecnici verso i licei. Possibili spiegazioni: il desiderio da parte di molti studenti di proseguire gli studi a livello universitario con una migliore preparazione, il rimandare la decisione di indirizzo definitivo di studio in un’età più avanzata e la convinzione che, attraverso il liceo e le successive facoltà universitarie, si possa ambire a una posizione professionale più elevata durante la vita lavorativa. Durante il percorso liceale si verifica il fenomeno della selezione naturale tra i vari anni. I dati affermano che il calo della partecipazione allo studio dalla prima alla quinta è di circa 165 studenti (275 in prima, 110 in quinta ) che contemporaneamente determinano una riduzione delle classi da dieci a cinque. Il calo è significativo e sarebbe interessante analizzare i dati che indicano verso quale direzione si orientano gli studenti che abbandonano il liceo. “Paradossalmente – dice Martina – la nostra classe è cresciuta: da 24 a 26. Si sono aggiunti dei bocciati, oltre a gente trasferita da altre scuola”.”Dei 22 che eravamo in prima, saremmo rimasti in 17. Nel frattempo, grazie alla legge Gelmini, quella classe è sparita”: è il caso di Simone, III B. Purtroppo una mappatura precisa delle cause e delle direzioni di uscita non è disponibile e non consente valutazioni più dettagliate del fenomeno. Il problema dovrebbe sensibilizzare famiglie e studenti verso una maggiore riflessione sulle proprie capacità e attitudini da fare prima della iscrizione al corso di studio liceale.

Studiare a casa, imparare a scuola?

di Edoardo Aralla, III D
Tutto è nato dagli Stati Uniti, nel 2004, quando Salman Khan, matematico che vive a Boston, realizza un videocorso di matematica per aiutare la cugina 13enne che vive a New Orleans. In seguito realizza applicazioni che permettono alla cugina e ai suoi fratelli di svolgere degli esercizi e scopre che le sue video-lezioni sono seguite da centinaia di persone, su YouTube. Dopo aver ricevuto un assegno di 3,5 milioni di dollari, fonda la Khan Academy e il suo metodo viene testato in una ventina di classi in California. Ora il principio della fipped classroom è giunto anche nel vecchio continente, più precisamente in un college della Bretagna. Infatti un professore di Fisica ha deciso di insegnare caricando su un sito materiali utili come lezioni, animazioni, pdf e video. In questo modo gli studenti si preparano la lezione a casa e discutere il giorno successivo a suola su eventuali problemi riscontrati tra gli alunni.Cosa ne pensano i prof del Volta? Ci sono opinioni diverse. La professoressa Lacquaniti (Storia e Filosofia) è nettamente pro: “Sarei favorevole a questo metodo perché aumenterebbe notevolmente il tempo per discutere in classe con gli studenti, soprattutto in una materia come filosofia nella quale è interessante parlare in classe di certi argomenti. Tuttavia è necessaria anche una certa maturità da parte degli studenti che dovrebbero seguire attentamente le lezioni anche da casa”.Non la pensa allo stesso modo la professoressa Giardinelli (Scienze): “Sono completamente in disaccordo con questo metodo: ritengo che immagini che scorrono su uno schermo rimangano meno impresse in un alunno rispetto a ragionamenti che fanno in classe con gli stimoli dovuti. Penso che sia meglio discutere subito e rendere gli studenti partecipi alla spiegazione, piuttosto che parlare con loro in un secondo momento”.
Infine il parere di uno studente, Stefano Donayre: “Seguendo da casa non sarei attento come a scuola per via delle molte “distrazioni” da cui sono circondato, come cellulare, iPod e computer”.

Nuovi laboratori: c'è voglia di sport e pittura

di Davide Paesante, III D

Anche quest’anno il Volta ha organizzato diversi laboratori extrascolastici per tutti gli studenti del Liceo. Ma, al contrario che in passato, la partecipazione è diminuita e solamente due laboratori hanno avuto una buona affluenza: uno è stato proprio il nostro, quello di Giornalismo, che è stato frequentato fino al termine da 17 studenti (era partito con 27); l’altro è stato quello di orchestra. Quale è il motivo di questa scarsa partecipazione da parte degli studenti? Saranno cambiati gli interessi degli studenti? Maddalena Pareti III D ci dice che si dovrebbero organizzare laboratori sportivi che sicuramente avrebbero una grande partecipazione come fanno molte altre scuole. In effetti molti istituti propongono corsi pomeridiani per i vari sport e le squadre di queste scuole organizzano tornei ed altre manifestazioni sportive a cui gli studenti del Volta vorrebbero partecipare. Il problema è che quattro giorni alla settimana alcune classi frequentano le loro ore di Educazione Fisica nelle palestre della scuola che quindi sono occupate. Altri studenti sarebbero interessati invece a laboratori musicali per imparare a suonare uno strumento; infatti è già presente il laboratorio di orchestra che però richiede che già si suoni uno strumento: e a scuola strumenti che non si possono portare da casa come il pianoforte o la batteria tra l’altro ci sono. Nisat Sikder dice “Invece apprezzerei molto un laboratorio per imparare a disegnare e dipingere; e in questo caso non servirebbero attrezzature e spazi particolari”. Insomma c’è voglia di corsi meno impegnativi ed è anche comprensibile che dopo una giornata di scuola si cerchi qualcosa di più leggero. Serve il coraggio di provare nuove strade. I laboratori tra l’altro essendo a pagamento, se di successo potrebbero autofinanziarsi e quindi non incidere per nulla sulle casse della scuola.

La cogestione di Marzo: tra voglia di cultura e svacco

di Gabriele Amato I AS e Corrado Rampa, III D

La cronaca
di Gabriele Amato, 1As

Fuori dalla scuola c’è tanta gente, la cogestione sembra interessare la maggior parte degli allievi del Volta. Ore 8 si entra. Tutti in classe a fare l'appello, poi tutti fuori, davanti agli elenchi de
lle proposte per scegliere come passare le prime due ore.
Hanno appeal
i laboratori dove si proiettano film. Ma il top dell’interesse è per la musica e per internet. Discorso a parte per due situazioni davvero particolari: il pronto soccorso e la pallavolo. Che, per motivi diversi, attirano molta gente. Per la cronaca il torneo di volley è vinto dalla IV C.
Al laboratorio di rap, lo svacco è immediato. La gente scambia l’aula per un luogo di ricreazione. D’altronde c’
è pure la musica a fare da sottofondo! E così pare di essere in un locale, con i gruppetti di persone dedite alle chiacchiere.
Che cosa signific
hi, per queste persone, la campanella dell’intervallo è difficile capirlo. Comunque alle dieci e cinque la coda per il panino riporta tutti alla normalità. Tutti fuori, in coda, per il panino. Intanto la gente si mette in fila per avere i posti migliori nel laboratorio successivo. Sono le 10.15 la ricreazione finisce. Per quasi tutti. Si cambia argomenti e i laboratori più frequentati in queste due ore introducono l'argomento dell'omofobia e degli sport estremi. Tranne che per qualche alunno, distratto e spaesato, la cogestione si conclude con ordine e serietà. Al termine dei laboratori l’allegria sparisce e c’è pure che deve riprendere le lezioni, chi un'ora, chi due. Ma nel complesso in ognuno c'è già una luce di speranza: domani si sta a casa.


Il commentodi Corrado Rampa III D
“E’ consentito lo svolgimento di un’assemblea di istituto e di una di classe al mese nel limite, la prima, delle ore di lezione di una giornata e, la seconda, di due ore”.“Mercoledì 27.03.2013 sono state autorizzate n. 4 ore di cogestione organizzate dal comitato studentesco.”
Le due citazioni sono prese dal regolamento d'istituto (la prima), dalla circolare del 20 marzo (la seconda). L’evidente differenza è stata un motivo di contestazione da parte di molti studenti; alcuni hanno chiesto spiegazioni. Racconta Matteo Perotti, rappresentante d'istituto: ”La preside non ha concesso le ultime due ore a causa dell'insufficienza del monte ore dei professori. Replica della professoressa Bocchino: "Sono preoccupata per il monte ore, ma soprattutto perchè molti allievi, avendo gravi insufficienze, non avranno molto tempo per recuperare".
Il giorno stabilito per l'assemblea e il numero degli assenti ha sconvolto molto i partecipanti. Nonostante ciò, molti laboratori, ad esempio quello di primo soccorso, hanno riscosso successo. In altri casi le aule erano invece quasi vuote, ad esempio per il dibattito su sovraffollamento delle carceri, apprezzato comunque. C’era dunque l'opportunità di discutere temi differenti da quelli scolastici, ma in molti non hanno colto l'occasione. Grande partecipazione, invece, al torneo di pallavolo organizzato da Filippo Di Palma per le classi del triennio, in palestra. Che si è avvalso dei prof per l’arbitraggio. Critiche invece al servizio d'ordine di alcuni docenti. Dovevano controllare, si sono ritirati nelle proprie classi a correggere i compiti. Altri docenti, invece, si sono lamentati per un “finto laboratorio” musicale e anche per il corso di rap. Che non è andato come doveva: molti alunni sono usciti dalla classe e hanno iniziato a girare per il quarto piano, che nel giro di poco tempo si è trasformato nell'area relax.
Complessivamente però i commenti sono stati infine positivi; a partire da quello della preside. Francesco Mulone (3B) ha sottolineato che molti “primini” si sono ritrovati spaesati di fronte a questa novità e alcuni dopo aver preso la presenza si sono rintanati nelle rispettive aule, non capendo bene cosa fare. Comunque, nonostante qualche scetticismo la cogestione si può dire riuscita


Ciak, si gira: la classe è un cast del cinema

di Chiara Miele, II D

La classe 2D ha partecipato al concorso “ Adotta un monumento” scegliendo la lapide di piazza XVIII Dicembre dedicata ai Martiri morti il 18 dicembre1922. Gli studenti hanno cercato di ricostruire l’accaduto girando un cortometraggio di circa 3 minuti immedesimandosi nei personaggi dell’epoca. Inizia con un turista straniero che chiede informazioni sulla lapide a quattro ragazzi torinesi. Loro però non sapendo rispondere si scusano e salgono sulla metro; che in pochi secondi viene paragonata ad un’antica stazione che riconduce i ragazzi a quel lontano 18 dicembre 1922.
Terrorizzati si ritrovano ad assistere ad una violenza da parte di fascisti su un cittadino e vengono in seguito condotti ad una riunione di partigiani. Al termine i fascisti irromperanno nella sala uccidendo tutti i presenti.
Il cortometraggio si conclude con riflessioni sull’accaduto da parte degli studenti che incontreranno nuovamente il turista straniero.
Eleonora Guidi e Alessandro Demaria sono due degli studenti che hanno contribuito alla realizzazione del cortometraggio. “La professoressa Fronda - raccontano - ci aveva informato di un progetto sul tema “Adotta un monumento” . Noi abbiamo aderito sin primo momento. Da ottobre abbiamo steso il copione e poi verso febbraio abbiamo iniziato a pensare come metterlo in atto”. La scelta dei ruoli ha avuto una evoluzione particolare: “Alcuni ragazzi della classe si sono trovati, buttando giù idee, scegliendo i ruoli in base alle presenze, a quello che gli studenti sapevano fare, e ai ruoli importanti o meno importanti”.
Il progetto ha avuto anche dei riflessi sullo spirito di gruppo della classe: “Pensiamo che ha unito molto la classe. Per esempio: quando c’erano le riprese tutti erano presenti e questa è stata una dimostrazione di “unione”, di “gruppo”. E poi ognuno ha contribuito all’organizzazione del progetto: chi si è occupato dei vestiti, chi dei trucchi e chi di altre cose”.
Alessandro Demaria, uno degli studenti che frequenta anche il laboratorio di giornalismo, ha fatto qualche cosa di davvero importante per il cortometraggio. Ecco la sua testimonianza: “I miei genitori lavorano in una compagnia teatrale e così ho potuto cercare i vestiti per molti miei compagni. Ovviamente dovevano adattarsi a quell’epoca. Quindi sì, ho avuto un ruolo importante in questo cortometraggio”. 

Libera di manifestare?

di Rebecca Bonaldo, II C

Il 16 marzo si è svolta a Firenze la 18esima giornata della memoria per le vittime di mafia. Il corteo, come ogni anno, ha avuto una grande adesione: 150 mila i partecipanti che hanno marciato con decisione lungo le strade fiorentine. Giovani, adulti, bambini tutti uniti contro la mafia, con la speranza che ogni loro passo sia una conquista verso un Italia più libera. La partecipazione dei ragazzi del liceo Volta è stata, in questi anni, molto importante, complice anche l'iniziativa del preside precedente di affittare un pullman, a sue spese, per tutti gli studenti che avessero voluto parteciparvi. Quest'anno, purtroppo, l'iniziativa è stata bocciata, facendo inferocire tutti gli studenti che sarebbero voluti andare: "Io per due anni ho partecipato, ma quest'anno visto che la Preside non ha lasciato andare i minorenni non sono potuto andare”- spiega Jacopo Taverna . “Se la Preside avesse finanziato, anche solo in parte, si sarebbe riusciti a fare il pullman Volta come si era fatto l'anno scorso, con i maggiorenni che si sarebbero presi la responsabilità dei minorenni" afferma il rappresentante d'istituto Matteo Perotti. La Preside espone le sue spiegazione, reputandole più che valide: "Non avevate un progetto né un docente disponibile ad accompagnarvi. La stessa associazione Libera, ha creato delle difficoltà, come ha fatto Terra del Fuoco per il Treno della Memoria: negli anni scorsi, se tutti gli studenti erano maggiorenni, potevano andare senza accompagnatore. Che invece, da quest'anno, era necessario. Di fronte a queste condizioni, siamo impotenti: è obbligatorio trovare un docente volontario disposto ad accompagnarvi e a prendersi la responsabilità". La scelta della Preside ha influito molto sulla partecipazione dei giovani voltiani alla manifestazione, gran parte di loro ha dovuto rinunciarvi poiché non c'era il mezzo di trasporto. Sono pochi i ragazzi che nonostante la difficoltà nell'organizzazione portata dalla decisione della Preside sono riusciti a essere presenti al corteo fiorentino.
Neda Jahandarpour è una delle rare eccezioni: "Sono andata per due anni con la scuola. Quest'anno, dato che la Preside ha deciso che non mandava neanche i maggiorenni, sono andata con i pullman organizzati da Libera".
La scelta della preside, come previsto, ha smorzato l'entusiasmo di tutti coloro che, armati già di bandiera e cori, erano pronti a scendere in piazza, ma si son visti portare via il mezzo. Certamente una scelta difficile quella presa dalla professoressa Bocchino che sottolinea la scarsa organizzazione e l'indisponibilità dei docenti ad accompagnare gli studenti, altro dato piuttosto allarmante. Pensare che nessun "adulto" fosse disposto a seguire i ragazzi, stimolandoli a lottare contro le ingiustizie, è certamente poco confortante. Non si può pretendere che i giovani partecipino a iniziativi importanti come quelle di Libera, se i primi a rifiutare sono coloro che dovrebbero prendere come esempio. Non rimane altro che riporre confidare nel prossimo anno, sperano che la partecipazione aumenti, non solo da parte degli studenti ma anche da quella dei professori. 

Nuove arti: da un matrimonio a youtube

di Patrizia Milone, II B

Francesco Mulone, 3 B è uno youtuber che pubblica settimanalmente video in un canale che gestisce insieme ad altri suoi amici.
Come si chiama il canale e perchè l'hai chiamato così?
"Si chiama The TM cube. Forma geometrica facile da elaborare, semplice e bella. Principalmente è stato adottato il cubo per le tante facce che possiede; su ciascuna di esse si può applicare la faccia di ogni membro (lo stesso TM indica un gruppo che vuole essere numeroso e non composto da soli leader). Il cubo è sia semplice che complesso, dipende da come lo si vede: può essere quadrato, cubo, parallelepipedo, parallelogramma e allo stesso modo gli argomenti che trattiamo sono molteplici e di complessità diverse. Nel dare il nome, mi ricordo benissimo, ci siamo ritrovati più volte ma quella decisiva è stata una giornata afosa a fumare sulla terrazza di un nostro amico; le idee erano bizzarre e molteplici ma fra queste prevalse l'idea del Cubo di Rubik che propose un mio amico. ”The Rubik Cube”. Siccome era corto e poco appariscente e volevamo evidenziare che eravamo un gruppo “TM” (che abbrevia la parola “team”) abbiamo scelto come nome The TM cube”.
Addirittura il Cubo di Rubik si prestava bene per le infinite facce che aveva e quindi si pensava di estenderci fino a completare tutti quei piccoli quadratini con foto dei membri in un eventuale logo tridimensionale”.
Da quanto tempo hai un canale?
L'idea è partita insieme ad un mio amico due anni fa. Un primo tentativo fu quello di fare un cortometraggio; ma poi ci siamo imbattuti nel mondo di youtube e dei commentary vedendo altri video che facevano fortuna con nulla”.
Com'è nata questa idea?“E' nata in modo strano. In quei mesi avevo comprato da poco il nuovo iMac e ci avevo installato la suite adobe completa, un programma per fare video; e allora, volenteroso di utilizzare al meglio e di sfruttare al massimo tutte le sue potenzialità fino all'ultimo byte di memoria, ho iniziato a incitare il mio amico a creare qualcosa di particolare. Probabilmente mi era piaciuta tantissimo l'esperienza di un video divertente che avevo fatto insieme ai miei fratelli per il matrimonio di mia sorella e quindi volevo fare qualcosa di simile pero ideato e creato da me”.
Ogni quanto caricate video?
Cerchiamo di pubblicare video una volta a settimana se lo studio lo permette”.
Di cosa trattano i tuoi video e quali tematiche affronti?
All'inizio erano cortometraggi con tematiche legate ai problemi dei giovani di oggi, dei quali facciamo parte e quindi possiamo raccontare al meglio e con fedeltà. Poi data la difficoltà di rappresentare cortometraggi e soprattutto nel reperire attori competenti, ci siamo dedicati a commentary e recensioni dedicate al campo dell'informatica”.
Quanto tempo impiegate per girare un video?
Per girare circa 20 minuti mentre per editare ore e ore di duro lavoro”.
In quanti ti seguono?
Attualmente abbiamo circa una cinquantina di iscritti ma ovviamente le visualizzazioni sono superiori e il pubblico che raggiungiamo è abbastanza ampio. Va dai ragazzini delle medie fino anche, perché no?, ad un pubblico adulto; ai primi vanno i commentary dei giochi come “Minecraft” agli ultimi cortometraggi divertenti ma anche tragici”.

Fidanzarsi fa bene allo studio?

di Matteo Musso, III D


Che cosa può esserci di meglio per uno studente che riuscire a combinare alla perfezione voti, amici e amore? Non sempre é possibile, molto spesso i diversi fattori entrano in collisione tra loro e lo studente medio, cercando di salvare capra e cavoli, finisce per peggiorare una situazione giá complicata di suo. Ma tra questi tre fattori ce ne sono due in particolare che, se non sono gestiti accuratamente, possono portare ad un periodo difficile per un giovane: amore e voti.
Sono tra i massimi obbiettivi che uno studente puó porsi in questo periodo ma é abbastanza difficile ottenerli entrambi. Poiché avere una storia puó comportare una media inferiore al previsto e allo stesso tempo pensare solo allo studio puó compromettere il rapporto (sebbene questa seconda possibilità sia estremamente rara). Ma vediamo che accade al Volta. Ecco Riccardo Rizzo: "I miei voti hanno sempre avuto alti e bassi ma da quando mi sono fidanzato quest'ultimi hanno avuto una diminuzione poiché non riuscivo a conciliare le due cose; qualche settimana fa mi sono lasciato e adesso sono tornati nella mia media standard". Dunque, in questo caso, il fattore amore pare non sia stato propizio. E questo accade a un ragazzo. Proviamo sul fronte femminile. Claudia Marasco racconta: “ La mia non si può definire come una vera e propria “storia”. Ma in quel periodo avevo la testa fra le nuvole e ho rischiato di giocarmi l'anno", in questa situazione possiamo osservare una delle più estreme conseguenze della non conciliabilitá tra amore e voti: la bocciatura.
Insomma innamorarsi tra i banchi fa solo male? Ovviamente no. Sul versante opposto abbiamo infatti buone notizie. Mattia Comandone dice: “Quando mi sono fidanzato ero carente in alcune materie, dopo sono riuscito a rimettermi in pista e, nonostante le lacune non manchino, ci sono stati dei netti miglioramenti". Sarà stato il fidanzamento a migliorare la situazione? Se così fosse sarebbe già stato trovato l’antidoto alle bocciature. Altro che le costosissime lezioni private. Molto meglio la gratuita love-terapy!

I nostri moschettieri

di Giulia Cordaro, II B

Federico Rossetti e Matteo Baiocco, entrambi allievi della II Ds, sono due speranze della scherma italiana. E sono già atleti di ottimo livello.
Federico
Matteo
Da quanto tempo tiri di scherma?
Da circa 5 anni, da quando ne avevo 11
Da nove anni
Perché hai scelto questo sport?
All'inizio per una questione di comodità, perché la palestra era vicina a casa. Poi ho visto che l'ambiente era molto bello e mi sono appassionato.
Perché lo praticava già mia mamma
A quali gare hai partecipato? Ne hai mai fatte fuori dall'Italia? Hai vinto?
In Italia ho partecipato a circa 20 competizioni. Sì, ho ne ho fatte anche due all'estero a Londra. Ho vinto tutti i titoli regionali e interregionali e agli ultimi “italiani” mi sono piazzato bene.
Sì, tutti i tipi di gare, italiani ed europei, tranne i mondiali.
Questo sport ti impegna molto? Riesci a conciliare scuola ed allenamenti?
A scuola non vado molto bene anche perché sono molto impegnato con gli allenamenti. Soprattutto nel periodo pre-gara i voti sono quasi tutti insufficienti ma appena ho un po' di tempo bene o male cerco di recuperarle.
Diciamo che non sono brillante a scuola, ma la causa non è principalmente la scherma.

Quante ore ti alleni ogni settimana?
Circa tre ore per quattro o cinque giorni alla settimana.

Mi alleno tre ore per cinque giorni a settimana

Si dice che la scherma sia uno sport da “ricchi” concordi?
Abbastanza anche perché sia l'iscrizione che tutta l'attrezzatura costa parecchio.
Sì è sicuramente visto come uno sport da ricchi, ma io non lo sono affatto.
Quando ti trovi davanti al tuo avversario cosa pensi?
Devo vincere, gli spacco il culo, devo riuscire a portare a casa un buon risultato, devo puntare alle forze armate.

Non penso a nulla, il mio unico obbiettivo è vincere; il resto in quel momento è nulla.

Tav, i pro e i contro


di Filippo Musti, II D

Essendo la scuola un piccolo spaccato di mondo, riceve dall’esterno stimoli per discutere su politica ed attualità. Specialmente co-gestioni e talvolta occupazioni sono momenti dedicati al dibattito e all'apprendimento su temi extrascolastici.
Più volte nel nostro istituto si è parlato della TAV; è accaduto anche l'anno scorso, nei giorni di co-gestione, quando il treno superveloce è stato fra gli argomenti trattati maggiormente. Difficile capire come sia orientato il corpo studenti del nostro liceo però è interessante leggere le ragioni di due nostri compagni di scuola che sull’argomento hanno idee precise. Sono Carlo Emanuele Morando (4D) pro Tav e Alice Novaro (1D) No- TAV.
Che, per cominciare, sono d’accordo su un dato: hanno riscontrato all’interno del Liceo una più consistente presenza di contestatori che non di fautori della Torino-Lione.
Carlo dice la sua anche sul laboratorio tenuto lo scorso anno da 2 attivisti No-TAV valsusini:” I relatori erano molto preparati ma avrei preferito che lasciassero più spazio al dialogo; con me sono stati poco corretti dal momento che evitavano di rispondermi quando intervenivo mostrando loro dati sul progetto dei quali non erano a conoscenza”.
Ma ecco le sue ragioni Sì-TAV:” Principalmente è fondamentale per rimanere agganciati al commercio europeo tramite i corridoi ferroviari dato che il traffico su rotaia non sta diminuendo. Gli aumenti dei costi di realizzazione sono dovuti alla necessità di militarizzare il cantiere. La TAV è molto importante per il Piemonte poiché diverrebbe snodo centrale dei corridoi europei, creerà numerosi posti di lavoro (circa 13000)”. Carlo infine ha argomentazioni anche sulla sicurezza, spesso citata dai contrari alla linea: “Il cantiere è sicuro essendo la quantità di uranio presente nella montagna relativamente bassa e di conseguenza non dannosa per la salute, in ogni caso sono state adottate precauzioni per non disperdere polveri”.
Alice è invece una militante No-Tav, sebbene sia una studentessa di prima ha già partecipato a molte manifestazioni in Valle, ne parla spesso con gli amici e le piacerebbe organizzare un dibattito a scuola.
Ecco le sue ragioni: “E' un opera costosissima, questi soldi devono essere utilizzati per altri servizi, inoltre va potenziata la linea ferroviaria già esistente.
Le montagne in cui si scava contengono amianto che è molto pericoloso, avrebbe un impatto ambientale devastante sulle falde acquifere della zona, al costo per costruirla si aggiungono i costi energetici per il funzionamento e la manutenzione del tunnel, i commerci del traforo già esistente sono in calo. Inoltre il cantiere provoca disagi agli abitanti della zona che si vedono espropriare la propria terra”.

Speranza del volley: un capitano di nome Cristina

di Chantelle Bourcier, II D

L'anno scorso è stata selezionata inizialmente solo come giocatrice nella selezione piemontese di pallavolo al Trofeo delle Regioni e delle Province Kinderiadi. Ma all'ultimo collegiale gli hanno dato un ulteriore merito: i gradi da capitano. Lei è Cristina Fiorio, II C.
Quando hai iniziato a giocare a pallavolo?
Questa è la mia quarta stagione”.
Perchè hai iniziato a giocare?
Sono andata ad aiutare una mia amica ad allenare il mini volley; subito dopo si allenava l'under 16 di Caselle. Sono rimasta a guardare e il coach, dato che mancava un giocatore, mi ha chiesto di prenderne il posto. Così ho fatto tutto l'allenamento con loro. Dato che lui guidava anche l'under 13 a Settimo mi ha chiesto di andare a giocare con loro e così ho fatto”.
La prima squadra in cui hai giocato?
La Lilliput di Settimo Torinese, dove sono attualmente”.
Ti aspettavi di essere convocata per la selezione regionale piemontese?
No. Anche se siamo arrivate terze al Trofeo delle Regioni, in Veneto, mi ritengo vincitrice: ho vinto la fascia da capitano, ho vinto delle compagne fantastiche e delle emozioni indescrivibili. Quella finale, chi se la scorderà mai?”.
Quale è stata la tua reazione alla notizia?
A momenti non mi ricordo nemmeno più. Batticuore e felicità”.
Ti piacerebbe rivivere quella esperienza?
Certo. So che non sarà possibile ma i ricordi di quella settimana rimarranno sempre nel mio cuore”.
Lo sport influisce sui tuoi studi?
Sì molto. Sono impegnata da quattro allenamenti a settimana e da due-tre partite a week-end. Ma continuo ad andare avanti come ho sempre fatto sperando in buoni risultati in tutti e due i campi”.

Una giovane scrittrice fra noi

di Alessandro Demaria, II D

Miriam Camillò, 15 anni, frequenta la seconda superiore musicale al Volta. E' una ragazza tormentata, molto timida; e questo l'ha portata a cercare altri mondi in cui rifugiarsi. Ha iniziato il suo progetto in terza media e ha creato un “universo parallelo” tutto per lei.
Come mai hai scelto di scrivere un libro?
Sono rimasta delusa dal finale del settimo libro delle Cronache di Narnia; quindi volevo formare un finale alternativo creando una nuova storia d'amore (mancante nel libro di Lewis) con nuovi personaggi per rendere i libri molto più avvincenti”.
Come si intitola?
La Storia Eterna di Gaelia è il nome della saga; poi per ogni libro sto pensando ad un titolo facendomi anche aiutare dai miei amici”.
Come mai questo titolo?
Perchè voglio che gli altri possano vedere la storia dalla loro prospettiva, senza dare per dogma tutto quello che scrivo io. Voglio che chi legge si senta libero di dire la sua e modificare a proprio piacimento la storia”.
Cosa racconta il libro?
La storia di Claire, Edmund ed Ethan; a cui viene assegnato un compito arduo per dei ragazzi della loro età: attraversare una foresta maledetta e uccidere un malvagio tiranno che ha sterminato il popolo di Gaelia. I tre sono solo gli ultimi di una lunga successione di persone che sono state strappate al loro mondo per morire fallendo al castello del tiranno. Ma questi ragazzi hanno qualcosa di diverso, di particolare. La storia si sviluppa velocemente, attraverso la terra di Gaelia, dove i ragazzi si troveranno ad affrontare insidie mortali, litigi tra fratelli, incertezze e uno scomodo amore”.
Che genere è?
Direi sfacciatamente Fantasy”.
Da dove nasce la tua passione per questo genere?
Il Fantasy è il primo genere letterario che ho incontrato. Il primo vero romanzo Fantasy che ho letto è stato Fairy Oak di Elisabetta Cinone. Da lì ho iniziato a riempire la mia stanza di libri di quel genere tanto amato perchè sempre alla ricerca di nuove avventure e mondi dove rifugiarmi nei momenti difficili o, semplicemente, per sfuggire dalla realtà così scomoda”.
Quanto hai scritto fino ad ora?
Finora ho fatto molta confusione. Ho scritto un primo libro del quale però poi mi sono accorta che aveva bisogno di un inizio e quindi adesso sto scrivendo il primo vero libro”.
Come giudichi il tuo stile?
Direi paratattico. Non mi piace prolungarmi in noiose descrizioni e preferisco che sia il lettore a creare una propria ambientazione. Prediligo i dialoghi e i monologhi interiori. Inoltre, non mi piace vedere la storia da un unico punto di vista, quindi mi sposto continuamente da un personaggio all'altro, rivedendo anche la stessa scena da più punti di vista”.
L’hai già fatto leggere a qualcuno?
Sì. La mia migliora amica ha letto quasi tutto quello che ho scritto, mi ha dato e dà dei consigli che però io non seguo quasi mai. Dice che quello che scrivo è bello, ma lei vorrebbe che l'argomento assoluto fosse solo l'amore. Non sono d'accordo, penso che sia molto importante l'avventura e le relazioni dei personaggi”.
Hai intenzione di pubblicare il libro?
Mi piacerebbe molto, ma non ho molto tempo per scrivere e non so quando lo finirò. Lo farò leggere a una decina di persone e vedrò cosa mi consigliano; anche se credo che lo pubblicherò comunque”.
Da chi trai ispirazione?
Da tutto quello che mi circonda: la scuola, gli amici, la famiglia. Mi baso anche molto sui libri che ho letto e che mi piacciono di più”.
Vorresti diventare una scrittrice famosa?
Diventare scrittrice è il mio sogno nel cassetto”.

Stress da esame


di Bianca Seciu II B
Terrore, ansia, preoccupazione: la scala dei valori in vista della maturità ha una gradazione quanto mai eterogenea. C’è chi studia tantissimo e chi invece la prende con leggerezza. E’ un rito che si ripete ogni anno e in tutte le scuole d’Italia. E’ successo in ogni famiglia, ai nonni, ai padri e ora naturalmente ai figli. Ogni anno sempre uguale. Si può dire se l'esame attuale sia più o meno facile rispetto alla formula degli anni passati? «No, più facile no – spiega la professoressa Casavecchia -. Se uno studia con continuità è meglio, ed è più preparato. Nonostante ciò l'ansia rimane».
Ansia dunque. “
Si sono ansiosa e non poco, perché non ho idea di che professori mi capiteranno e a che domande mi toccherà rispondere” dice Alice Amoruso, VA. Mentre ben altro è lo stato che agita Gabriele Prandi, VF: “Più che altro ho paura di non essere ammesso”. C’è un incubo, ed è la matematica. E dire che allo scientifico dovrebbe essere la materia nella quale sentirsi forti. Ma anche in sondaggio svolto in tutta la scuola ha invece evidenziato che si tratta di uno scoglio davvero arduo da superare. Dice Alice: “Sicuramente l'orale mi spaventa perché sarò per un'ora in mezzo a una commissione che mi fisserà continuamente e sarò impanicatissima. Anche matematica, però, è molto preoccupante”. Gabriele concorda: “La seconda prova, di matematica, per la difficoltà degli argomenti è quella che più mi spaventa”. E di questo “spauracchio mate” concorda persino la professoressa Casavecchia: “Fanno bene a temere Matematica, anche io sarei preoccupata in quella direzione”.
Poi, oltre alle materie, c’è il problema del voto. Fondamentale per chi intende proseguire la carriera degli studi. Gabriele è convinto che la maturità fornisca una valutazione equa dello studente: “Il voto della maturità rispecchia la prova d'esame, mentre per il rendimento complessivo ci sono i voti annuali”. Mentre Alice già ipotizza quale sarebbe il voto che compenserebbe equamente cinque anni di liceo: “
Considerando che il voto di maturità dovrebbe rispecchiare su per giù la mia media forse potrei aspirare ad un 70, più che altro perché quest'anno sto studiando troppo e sempre”. Divergono invece le opinioni dei due studenti sulla valutazione che la maturità infine esprime. “Non è in un'ora di orale e tre prove, che potrebbero anche andare male per colpa dell'agitazione, che si può giudicare il lavoro di 5 anni” asserisce Alice, mentre Gabriele è invece convinto che la maturità rende infine abbastanza giustizia dei meriti di uno studente.
Resta l’ansia. Già più che palpabile. Gabriele vede i propri compagni …“
un po' ansiosi ma nonostante questo cercano di viverla serenamente”. Mentre Alice ci tiene a sottolineare che, al momento opportuno, si sconterà anche la stanchezza: “Ogni giorno una verifica o un'interrogazione. Non abbiamo un attimo di respiro”. Che fanno, in questo contesto, i prof? “Io cerco di tranquillizzarli e metterli a loro agio» conclude Daniela Casavecchia.